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Sculture > 1600 > Arhat in legno naturale e tracce di policromia, Cina, fine dell'epoca Ming (1368-1644).
Arhat in legno naturale e tracce di policromia, Cina, fine dell'epoca Ming (1368-1644).
Descrizione: Nel Buddhismo Theravāda e nel Buddhismo dei Nikāya, gli Arhat, letteralmente 'degno di venerazione', sono coloro che hanno raggiunto il pieno risveglio spirituale, diventando degni di essere venerati.

L'Arhat è un santo che è giunto al più alto grado dell'Hinayana, cioè il grado in cui non c'è più niente da imparare; ha acquisito la certezza dell'abolizione definitiva di ogni attaccamento e di ogni passione. Egli giunge all'estinzione completa di sè subito dopo la sua morte, e pensa solo a salvare se stesso.
Si è totalmente liberato dai Dieci Legami (Samyojana), citati nel retro della scultura.
Questi Dieci Legami incatenano l'uomo al ciclo delle reincarnazioni.
I Dieci Legami sono i seguenti:

1-l'illusione della personalità
2-il dubbio
3-l'attaccamento ai riti ed alle regole
4-il desiderio dei sensi
5-il rancore
6-il desiderio di non corporeità
7-il desiderio di corporeità sottile
8-l'orgoglio
9-l'agitazione
10-l'ignoranza

L'Arhat è considerato come un uomo che ha cancellato le sue proprie impurità (attaccamenti di cui l'elenco sopra) e ottenuto la soddisfazione dei suoi voti (preghiere). E' riuscito a depositare il suo fardello e a giungere al suo scopo liberando totalmente il suo spirito grazie alla conoscenza perfetta.
L'Arhat è una delle figure essenziale del buddismo in Cina dal 7° secolo e diventa molto popolare a partire dal 9 e 10° secolo d.C.
All'epoca, il buddismo Ch'an (Zen) era la principale scuola buddista in Cina.

Agli Arhat venivano attribuiti poteri magici, frutto della loro saggezza. Iconograficamente possono essere rappresentati come:

-maghi dall'aspetto demoniaco;
-storpi con delle dimensioni soprannaturali;
-umani.

Nei monasteri cinesi e giapponesi, si trovano gruppi di 500 statue di Arhat, o gruppi più piccoli di 16 o 18 statuine. Ognuna di queste statue presentano dei tratti somatici caratteristici e unici.
Considerati come Immortali, gli Arhat vivono con i loro discepoli in diverse parti del mondo nelle montagne sacre dove conservano la Dottrina. Quando giungerà il momento in cui il Dharma del Buddha sparirà per sempre, gli Arhat si riuniranno, chiuderanno le reliquie del Budda nella Stupa (teca) e entreranno nel Nirvana mentre la stupa entrerà nelle profondità del Mondo.
Molti Arhat sono riconoscibili per essere rappresentati con alcune caratteristiche e posizioni particolari, come, per esempio, lunghe sopraciglia, seduto su una tigre, etc.

Il testo scritto sul retro del nostro Arhat seduto, con ginocchio destro tra le mani, non è del tutto leggibile e narra di un tempio bianco e del culto degli antenati, di 100 lune, scritto in forma di poesia.
I particolari tratti somatici, il profilo, la figura ed il tipo di lacca, sono caratteristiche che la riconducono alla fine del periodo Ming. La lacca originale è stata ripresa in qualche punto, in epoca più tarda. Probabilmente era custodita in un monastero (il tempio bianco di cui si parla all'inizio del testo), considerate anche le dimensioni.

Sul retro del Buddha vi è scritto, inoltre, il numero 1667 in numeri arabi e vi sono due etichette scritte in caratteri cinesi.
Epoca: secondo quarto del XVII secolo
Dimensioni: cm. 37,5 x 18,5 cm.
Prezzo: Venduto
Art.: GA 156
Arhat in legno naturale e tracce di policromia, Cina, fine dell'epoca Ming (1368-1644). - Foto 01 Arhat in legno naturale e tracce di policromia, Cina, fine dell'epoca Ming (1368-1644). - Foto 02 Arhat in legno naturale e tracce di policromia, Cina, fine dell'epoca Ming (1368-1644). - Foto 03
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